
Ritrovato anche lo scheletro di un bambino sepolto seimila anni fa
Circa 1.900 anni fa profughi ebrei in fuga dai romani raggiunsero il deserto della Giudea. Tra le cose che avevano portato con sé anche alcune pergamene contenenti i libri biblici di Zaccaria e Naum. Due millenni dopo sono riemersi frammenti di quei testi. È la prima scoperta di questo genere da quando nel 1947 e nei primi anni Cinquanta vennero ritrovati i rotoli del Mar Morto.
Una biblioteca nel deserto
I ritrovamenti sono frutto di una vasta campagna di ricerche, volta al rilevamento di tutte le grotte dell’area, condotta dall’Autorità israeliana delle antichità (IAA). “Sono stati rinvenuti oltre 80 frammenti di dimensioni diverse, alcuni di essi contenenti testo”, ha detto Oren Ableman, dell’Unità rotoli del Mar Morto della IAA. “Sulla base della scrittura li abbiamo datati alla fine del primo secolo a.C. e ciò vuol dire che al tempo in cui fu portata nella grotta la pergamena era già vecchia di un secolo”.
Varianti nel testo biblico
I versetti 16 e 17 dell’ottavo capitolo affermano: “Queste son le cose che dovete fare: dite la verità ciascuno al suo prossimo; fate giustizia, alle vostre porte, secondo verità e per la pace; nessuno macchini in cuor suo alcun male contro il suo prossimo, e non amate il falso giuramento; perché tutte queste cose io le odio, dice l’Eterno”. Nel frammento la parola “porte” è sostituita dalla parola “strade”. “Non lo abbiamo mai visto prima”, ha detto Ableman.
Gli studiosi fanno affidamento su queste differenze per comprendere meglio come si è sviluppata la versione canonizzata della Bibbia. Molti dei testi ritrovati a Qumran, sulle rive del Mar Morto, e la storia degli scavi e delle scoperte, sono accessibili in forma digitale, nella Dead Sea Scrolls Digital Library.
Monete di Bar Kokheba
La grotta ha permesso il rinvenimento anche di altri reperti unici, tra cui lo scheletro di un bambino risalente a circa 6.000 anni addietro. “Spostando delle pietre abbiamo scoperto una buca poco profonda scavata intenzionalmente, con al suo interno lo scheletro di un bambino in posizione fetale”, ha detto lo studioso della preistoria Ronit Lupu. Lo scheletro ha subito un processo di mummificazione naturale ed è eccezionalmente ben conservato.
La grotta, nota come la “grotta dell’orrore” di Nahal Hever nel deserto della Giudea, è accessibile soltanto calandosi con l’ausilio di corde.
Più antico cesto mai scoperto
“Lo scopo di questa iniziativa è di salvare importanti beni patrimoniali dalle grinfie dei saccheggiatori”, ha affermato il direttore dell’IAA Israel Hasson. “Dobbiamo assicurarci il recupero di tutto ciò che non è ancora stato scoperto in queste grotte, prima che lo facciano i ladri. Ci sono reperti di valore inestimabile”. (fonte VoceEvangelica)